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Tovo ed il maglio
La località Tovo, che si dipana lungo il torrente Gallavesa, fu sede di molti insediamenti produttivi che sfruttarono le sue ricche acque, prima con le ruote idrauliche e poi, a partire dai primi anni del XX secolo, con le centraline elettriche. La memoria di queste attività è ancora testimoniata dalla toponomastica viaria (Via Maglio, Via Torchio, Via Folla) e da alcune strutture, ormai trasformate in abitazioni.
Il Gallavesa è il corso d’acqua più lungo dell’alta Valle San Martino e la sua valle scende da Erve fino all’Adda. Il suo scorrere ha scavato nei secoli un canyon di rara bellezza per geologi e naturalisti che, nelle sue rocce, hanno rinvenuto importanti ammoniti e conchiglie fossili.
Sviluppo
Nel ‘800, la presenza umana intorno al Gallavesa è molto intensa e trasformano il Tovo in uno dei centri propulsori dell’economia della Val San Martino. A quell’epoca lungo il torrente, troviamo diversi mulini da grano, filatoi da seta e un torchio, tutti azionati da ruote idrauliche di diverse dimensioni. Più tardi faranno la loro comparsa anche la fucina di un fabbro, alcuni torni per legno, botteghe/officine per la produzione di bottoni in osso, di fusi e minuterie per la filatura della seta.
L’avvento delle centraline elettriche favorirà la sostituzione delle ingombranti ruote idrauliche, sempre bisognose di manutenzione, con i motori. I mulini ad acqua andarono in lento e graduale deterioramento. Tuttavia il torrente Gallavesa restò protagonista dell’attività industriale ancora per tanto tempo: ben tre centraline, insediate sul suo corso, produssero energia elettrica fin quasi al 2000 per importanti fabbriche della zona. Da visitare, seguendo il corso del torrente, il mulino da grano ad acqua con casa annessa, trasformato poi in maglio.
Il maglio degli Offredi, rimane l’ultimo testimone di queste attività produttive, con l’intero sistema di trasmissione a cinghia ed ha mosso il maglio per la produzione di roncole e falci fino al 1981.
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