Cesare Cantù
Cesare Cantù nasce a Brivio in Brianza, sulle sponde dell’Adda, da una famiglia popolana, ma ha una solida tradizione risalente al 1500.
Con un benefizio può studiare al ginnasio di S. Alessandro a Milano, dopo entra in seminario. Terminati gli studi non si sente incline al sacerdozio per cui depone la veste talare. A soli 17 anni ottiene la cattedra di grammatica a Sondrio. Qui risiede fino al 1927. Morto il padre, onesto setaiolo, Cantù mantiene con il proprio lavoro i fratelli minori. La madre tiene bottega ma non guadagna molto, giusto il necessario per sé. Il 2 giugno 1827 diventa insegnante di grammatica al ginnasio di Como, poi a Milano in quello stesso ginnasio S. Alessandro.
Pubblica nel 1828 Algiso, novella medievale sul genere di quelle del Grossi, allora in voga. Nel 1829 pubblica una Storia della città e diocesi di Como per Le Monnier. Scrive parecchi testi storici, tra i quali un “Ragionamenti sulla storia lombarda del secolo XVII per commento ai Promessi Sposi“ (1832), basandosi su preziosi materiali fornitigli dallo stesso Manzoni. Giornalista, compie studi su Chateaubriand, il quale, laico e libero da soggezioni gerarchiche, aveva propugnato il cristianesimo come beneficio dei popoli.
Arresto
Nel 1833 per aver manifestato liberamente le sue idee, venne accusato di far parte della Giovane Italia e arrestato. Dal 15 novembre del ’33 all’11 ottobre del’34 fu recluso per aver aderito a un concreto programma di riforme politiche, economiche e sociali. Le accuse si rivelarono poi inconsistenti, dato che Cantù fu sempre un deciso oppositore di questa corrente politica. Nonostante ciò la vicenda gli precluse per sempre la via dell’insegnamento. Il governo austriaco gli concesse una pensione ma decretò: “che giammai possa essere reimpiegato in qualsiasi posto di pubblica istruzione”. A seguito di questa situazione la sua attività seguì diversi filoni. Inizialmente collaborò con le più importanti riviste milanesi, tra queste il Ricoglitore italiano e straniero che si occupava prevalentemente di materie storiche e letterarie. In seguito, tra il 1836 e il 1837, pubblicò quattro volumetti dedicati ai fanciulli.
Pubblicazioni
La fama arrivò con un romanzo storico, Margherita Pusterla, scritto tra il 1835 e il 1836 ma pubblicato a Milano solo nel 1838. Ma l’opera che gli permise di lasciarsi alle spalle i problemi economici fu la Storia Universale, pubblicata a Torino tra il 1838 e il 1846. Si tratta di una pubblicazione monumentale, composta da 35 volumi. Con l’Unità d’Italia iniziò la sua vita politica. Venne eletto deputato e rappresentò in Parlamento l’opposizione clericale e conservatrice al nuovo Stato.
In questi anni continuò la sua produzione letteraria. È del 1865-66 gli Eretici d’Italia, opera in tre volumi nella quale rivendicò la funzione positiva della Chiesa nella storia italiana. Nell’aprile del 1873 viene nominato direttore dell’Archivio di Stato di Milano e il ventennio della sua direzione fu tra i più significativi della storia dell’istituto milanese. Nello stesso periodo fu presidente della Società Storica Lombarda che proprio nel 1873 iniziava a pubblicare l’Archivio Storico Lombardo.
Fu grazie l’autorità di cui godeva nel mondo milanese del secolo Ottocento che il Cesare Cantù, riuscì a far concentrare tutti gli archivi milanesi nel prestigioso palazzo del Senato. Gli ultimi anni della sua vita videro la pubblicazione di alcuni libretti dedicati ai popolani cattolici. Essi costituirono un invito a vivere secondo i moniti della religione. Citiamo Buon senso e buongoverno, Portafoglio d’un operaio, Attenzione! Riflessi di un popolano. La sua ultima opera si può forse considerare la sua eredità. In Un ultimo romantico, ribadì infatti i principi che avevano guidato tutta la sua attività letteraria. L’utopia di un governo della Chiesa in uno Stato in cui i piccoli comuni si governano autonomamente.