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Abbazia di San Benedetto
Abbazia di San Benedetto in Val Perlana
Val Perlana, un solco stretto, boscoso, selvaggio, che scende dal Monte Calbiga fino al lago di Como tra Argegno e Menaggio. Un angolo poco noto sulle montagne del Lario Occidentale, un piccolo scrigno che conserva al suo interno una perla preziosa. San Benedetto è di una chiesa abbaziale del primo romanico che faceva parte un tempo di un complesso architettonico più ampio del quale rimane ancora qualche traccia.
Il Monastero
San Benedetto in Val Perlana è un angolo dello spirito. Artisticamente meno importante di San Pietro al Monte di Civate, possiede però alcune caratteristiche che la rendono assolutamente degna di una visita. Innanzitutto per l’ambiente: intorno a San Benedetto ci sono soltanto natura e silenzio. E poi la semplicità delle linee architettoniche, la luce che filtra dalle piccole finestre, la rustica discrezione degli arredi danno un senso di pace in cui è bello immergersi anche solo per poco.
È una gita ideale anche per gruppi familiari con i bambini. Si può partire dalla mulattiera panoramica acciottolata che sale dall’Abbazia dell’Acquafredda a Lenno. Al ritorno si scende ripidamente al sottostante santuario della Beata Vergine del Soccorso, che merita una visita. Si imbocca quindi il viale acciottolato del Sacro Monte e si scende passando davanti alle diverse cappelle.
Le origini dell’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana risalgono intorno al 1050, periodo di sviluppo straordinario della vita monastica in Occidente. Costruita presso una sorgente, tutt’ora esistente, è circondata da campi un tempo coltivati. La vita dell’abbazia e della sua piccola comunità monastica durò appena due secoli. La costruzione dell’Abbazia dell’Acquafredda a Lenno, ben più vicina alle vie di comunicazione lungo il lago di Como, fece probabilmente passare in secondo piano questa abbazia montana. Intorno al Trecento l’abbazia venne abbandonata dai monaci. Il chiostro e le strutture adiacenti vennero adattati a stalla per gli animali o a rustiche abitazioni per i pastori montanari.
La rinascita
La svolta avvenne nel 1985, quando si costituì una associazione per il recupero culturale e religioso. Venne rifatta la copertura della chiesa e si iniziò a sistemare gli interni dell’edificio centrale recuperato. L’interno della chiesa di San Benedetto presenta i medesimi caratteri di estrema semplicità dell’esterno. Ha conservato integri i caratteri dell’architettura originaria. La pianta è a tre navate e tre absidi; la copertura è a capriate lignee, tranne che sulle campate che precedono le absidi, che hanno la volta a crociera. Le navate sono divise da massicci pilastri quadrati su cui poggiano semplici archi a tutto sesto.
Di grande effetto è il gioco delle luci. Le navate e le absidi laterali sono immerse nella penombra, mentre la luce si fa più viva nella navata centrale per accendersi poi maggiormente nell’abside dove si trova l’altare, illuminata da tre monofore. Si nota bene l’austera semplicità dell’edificio, la cui bellezza sta proprio nei giochi delle luci e delle ombre e nel geometrico alternarsi degli elementi architettonici. L’esterno della chiesa è di grande e suggestiva sobrietà, caratterizzato com’è da pochi motivi decorativi tipici della prima arte romanica. Anche il campanile ha una struttura semplice, a base quadrata, e non presenta alcuna decorazione.
Questo è davvero un luogo dello spirito dove è bello immergersi anche solo per un momento a pensare, a riflettere. L’Abbazia di San Benedetto purtroppo non è sempre aperta. Attualmente viene aperta solo in alcuni giorni e 11 luglio, festa di San Benedetto. È possibile ottenere informazioni presso la parrocchia di Ossuccio.
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