I Vini del Lario, il dossier del 7^numero della nostra rivista.
Il vino, una delle bevande alcoliche più apprezzate in tutto il mondo, si definisce come prodotto ottenuto dalla fermentazione del frutto della vite, l’uva, o del mosto.
Quello che forse non tutti sanno, è che anche il nostro territorio può vantare una produzione vitivinicola di tutto rispetto, con vini di grande pregio che già nei secoli scorsi accompagnavano i banchetti di nobili e non solo. Dalla Brianza lecchese, sino all’alto lago, tanti sono i produttori che nel corso degli anni hanno lavorato sodo per produrre un vino che rispecchiasse al palato le caratteristiche di uve tipiche ed esclusive del territorio lariano.
I vini del Lario
Senza addentrarci troppo in considerazioni tecniche che lasciamo agli esperti del settore, possiamo affermare senza rischio di smentita che la produzione di vino intorno al Lario è abbastanza varia e in grado di mostrare la sua qualità sia a livello di bianco che di rosso. Il bianco si produce con uve dei vitigni Verdese bianco (l’unico storicamente locale), Chardonnay, Pinot bianco, Riesling, Sauvignon e Trebbiano da Trebbiano toscano, mentre per il rosso sono utilizzati Barbera, MCabernet, Sauvignon, Merlot, Marzemino, Croatina, Sangiovese e Schiava. Diverse le versioni proposte, dal secco al dolce, dalle bollicine al passito, senza dimenticare il novello.
Caratteristiche comuni a tutte le produzioni sono la freschezza, la sapidità e la longevità, vini molto abbinabili alla cultura gastronomica non solo del lago, ma anche della Brianza. Ogni singola cantina punta poi sulla personalizzazione del proprio vino, legata sia alle caratteristiche dell’uva prodotta in un determinato territorio, ma anche al determinato processo di produzione che si sceglie per valorizzare al massimo la materia prima, dando a ogni vino la sua identità ben precisa.

Le Cantine del Consorzio IGT Terre Lariane
LA DOMANDA: Qual è il vino più complesso da produrre?
A rispondere è Claudia Crippa, presidente del Consorzio IGT Terre Lariane:
«Sicuramente lo spumante, che nel nostro territorio sta prendendo sempre più piede grazie alle caratteristiche di freschezza, sapidità e acidità che troviamo nelle nostre uve, molto adatte alla spumantizzazione. Complesso perché il processo enologico di produzione richiede maggior conoscenza della microbiologia e della chimica, con temperature da rispettare al grado centigrado per avere poi un risultato finale ottimale, così come per quanto riguarda l’umidità e tutti quei parametri correlati che entrano in gioco. Da sottolineare che il nostro metodo di spumantizzazione è quello classico, con rifermentazione in bottiglia, e non lo Charmat che utilizza invece l’autoclave».
Il libro
“Civiltà del vino sul Lago di Como” è il titolo di un’opera di Leo Miglio, figlio di Gianfranco Miglio, giurista, accademico e politico comasco, nonché senatore della Repubblica Italiana, che si impegnò in prima persona, durante il periodo più buio della produzione vinicola lariana, nel risollevarne le sorti.
Il volume, pubblicato nel 2017 e che Leo iniziò a scrivere ben 13 anni prima, rappresenta un vero e proprio sunto di quella che è la storia del vino sul Lago di Como. Leo, professore ordinario di Fisica della Materia al Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano Bicocca, ha seguito la passione del padre portando avanti il lavoro dei vigneti di famiglia a Pozzolo di Domaso, dove ha impiantato una serie di uve retiche, passando poi la mano all’amico Emanuele Angelinetta, che con la sua cantina è uno dei soci del Consorzio IGT Terre Lariane.
Nel suo libro, Miglio fa una panoramica dal passato al presente, guardando anche al futuro, di ciò che è stato, è, e sarà, il vino nel territorio comasco. Il tutto in forma romanzata, addentrandosi anche nella quotidianità della vita nel vigneto, illustrando tecniche e pratiche della produzione del vino.